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MISCUGLI

Criteri di scelta

I problemi relativi alla scelta dei miscugli riguardano la definizione del numero dei componenti e quindi l’indicazione delle specie e delle varietà da consociare in base all’adattamento ambientale, al comportamento associativo e alle modalità di utilizzazione (fienagione, pascolo ecc.).

Nelle aree più favorevoli (pianura con terreni fertili), è consigliabile ridurre il miscuglio a due soli componenti (una graminacea e una leguminosa). Nelle aree più svantaggiate (clima meno favorevole e terreni più poveri) consociazioni di 3-5 specie. Solo in situazioni particolari (aree collinari e montane o terreni poco fertili) può essere giustificato far ricorso a miscugli più complessi.

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L’aggressività dei componenti (che dovrebbe essere poco diversa per evitare il sopravvento di uno di essi) è una caratteristica agronomica molto importante, ma di non facile identificazione.

Altri importanti criteri di scelta sono rappresentati dalla persistenza e dal ritmo di vegetazione.  Per questi due requisiti è possibile uniformarsi a due principi opposti: quello delle caratteristiche simili per longevità e ritmi di sviluppo e quello delle caratteristiche complementari.

Il criterio della similitudine di comportamento è consigliabile quando il miscuglio è bifita e quando si vogliono conseguire tutti i vantaggi della consociazione. Il criterio della complementarietà è invece valido quando il numero dei costituenti è elevato e quando si opera in ambienti difficili in cui le esigenze di equilibrio predominano su quelle produttive.

Una diversa longevità dei componenti può essere utile in previsione di un avvicendamento, come nel caso del trifoglio pratense che, poco persistente sarà poi rimpiazzato da altre leguminose come il ginestrino o il trifoglio bianco; oppure in quello dell’impiego del loietto italico per aumentare la produttività del primo anno e lasciare il posto ad altre graminacee più lente, ma più longeve (Dactylis glomerata, Festuca arundinacea, Poa pratensis).

Anche la diversa precocità che si traduce in una non contemporaneità delle fasi fenologiche, può rappresentare un vantaggio quando si prevedono utilizzazioni poco tempestive.

 

Ma la scelta e la proporzione delle specie da consociare deve essere soprattutto legata alle modalità di utilizzazione previste (sfalcio o pascolamento) e al tipo di animali a cui il miscuglio è destinato.

In tabella è riportato il comportamento associativo di alcune specie nella fase di insediamento e in cotici affermati negli ambienti italiani

Per l’utilizzazione a sfalcio, la scelta dei componenti la consociazione dovrà cadere, a seconda degli areali, su: Lolium multiflorum, Festuca arundinacea, Dactylis glomerata, Phleum pratense, Bromus spp, Medicago sativa, Trifolium repens (ladino), Trifoglio pratense, Hedysarum coronarium, Onobrychis viciifolia. 

Ai fini della fienagione, è preferibile orientarsi su specie di più rapido essiccamento, come Festuca arundinacea, Dactylis glomerata, Festuca pratensis, Phleum pratense e fra le leguminose, peraltro più lente ad essiccarsi, Trifolium pratense e Medicago sativa. 

In vista di utilizzazioni con il pascolamento, le specie da impiegare per costituire le consociazioni dovranno essere scelte, in funzione degli ambienti, fra: Lolium perenne, Trifolium repens, Dactylis glomerata (alcune cultivar), Poa pratensi (areali freschi), e Lolium rigidum, Dactylis glomerata (alcune cultivar). Medicago polymorpha, Trifolium subterraneum per areali mediterranei.
 

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